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Matrimoni forzati, combinati, precoci: una violenza trasversale

Autore: Emma Molinari
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Il 21 novembre, in occasione della Giornata Internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, Dedalus Cooperativa Sociale presenterà la prima ricerca sociologica su matrimoni forzati, combinati e precoci sviluppata nel territorio napoletano.

L’evento inizierà alle ore 15 presso il centro interculturale Officine Gomitoli con un’introduzione da parte della presidente di Dedalus Elena de Filippo.

L’indagine che verrà presentata è stata realizzata da un’équipe interdisciplinare nell’arco di un anno e mezzo con l’aiuto di insegnanti delle scuole, educatrici, mediatrici culturali e assistenti sociali, per capire come intervenire in casi di ragazze promesse spose dalla famiglia, sin dalla minore età. La riflessione è scaturita principalmente dopo due episodi di matrimoni forzati riguardanti minori di origine straniera che hanno destato la preoccupazione di insegnanti di scuole superiori, operatori e operatrici del centro interculturale.

Il primo caso riguarda una ragazza del Bangladesh che, raggiunta la maggiore età, si è dovuta allontanare dalla famiglia dopo aver rifiutato la decisione dei genitori di sposarsi con un cugino. Il secondo episodio coinvolge una ragazza minorenne pakistana che ha denunciato i suoi genitori poiché promessa in sposa contro la sua volontà. In seguito alla denuncia è stata portata in una struttura protetta, ma condizionata da false promesse da parte della famiglia è stata forzatamente rimpatriata e sposata in Pakistan.

Nella maggior parte dei casi i genitori attendono che i figli raggiungano la maggiore età, pur instillando sin dall’infanzia l’idea che un matrimonio combinato sia la scelta migliore per il futuro del giovane e della famiglia. La coercizione da parte della famiglia, in pochi casi, può arrivare ad essere fisica e violenta, ma in generale si basa su persuasioni che insinuano senso di colpa o gratitudine per essere già considerati adulti.

Questo fenomeno è difficile da individuare e controllare, molto spesso passa in secondo piano e viene minimizzato.

Il progetto si focalizza sul modo in cui educatori, insegnanti e chi entra in contatto con minori con background migratorio, possano intercettare segnali e campanelli d’allarme che lasciano trasparire un futuro già deciso dalla famiglia e come trovare vie per evitarlo.

L’idea di Dedalus è stata quella di realizzare per gli insegnanti il toolkit ‘Le diverse forme di violenza a danno dei minori’ che propone undici attività educative. Questo strumento ha la finalità di supportare gli educatori nell’affrontare il tema della violenza a danno dei minori e delle diverse forme attraverso le quali può manifestarsi, tramite un approccio esperienziale e partecipativo.

Il progetto è stato svolto nell’ambito del progetto S.T.O.R.I.E. (Strumenti per Osservare Riconoscere Evitare la violenza contro i minori stranieri) finanziato dal Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione 2014-2020 per migliorare le capacità di intervento, le funzionalità dei servizi territoriali, per prevenire e contrastare la violenza nei confronti di minori di origine straniera.