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A Roma il “Coraggio” verde di un gruppo di giovani che fanno impresa

Autore: Ester Trevisan
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Pubblichiamo gli articoli di studenti e studentesse nell’ambito delle prove al modulo sull’Economia sociale del Master Sociocom  in Comunicazione dell’Università di Roma Tor Vergata: qui l’articolo di Ester Trevisan

 

A Borghetto San Carlo, sulla via Cassia, a ridosso dei quartieri romani La Storta e Giustiniana, all’interno dei 14mila ettari del parco di Veio, il sogno verde coltivato da un gruppo di ragazzi è diventato una realtà economica, sociale e imprenditoriale. La Cooperativa Agricola Co.r.ag.gio. (Cooperativa romana agricoltura giovani), formata da 7 soci contrattualizzati e una dipendente assunta tramite la Asl affiancati dai volontari, ha scelto come logo un asino che vola, proprio per sottolineare l’importanza di credere nei propri sogni, anche e soprattutto quando qualcuno dice che sono impossibili da realizzare.

Il loro motto è “fuori dal seminato”, perché, come ci racconta Giacomo Lepri, 38 anni, presidente della cooperativa, «stiamo battendo strade inedite, visto che non ci sono altri affidamenti simili di terre pubbliche se non quelli che risalgono ai tempi della riforma agraria. La vertenza per l’accesso alle terre pubbliche è partita nel 2011. Poi siamo riusciti a far uscire i bandi intorno al 2014 e siamo entrati a Borghetto San Carlo nel 2015. Adesso stiamo affiancando il Comune di Roma nell’emanazione dei prossimi bandi per l’affidamento delle terre pubbliche».

Allo scontro diretto con le istituzioni, i giovani agricoltori coraggiosi hanno sempre preferito un rapporto dialettico, con l’obiettivo di normalizzare le loro richieste, facendo sì che diventassero procedura amministrativa, trasparente e a norma di legge. «Abbiamo deciso di non occupare le terre di Borghetto San Carlo né le altre per le quali abbiamo raccolto firme e fatto presidi con tende per sensibilizzare la cittadinanza – spiega Giacomo -. Abbiamo scelto di puntare sui bandi e di convincere il Comune che era questa la strada da seguire in un periodo in cui la tendenza era vendere i terreni pubblici per fare cassa».

Su questa scia, la cooperativa ha intrapreso anche la battaglia per il restauro dei 1400 metri quadrati di casali storici di Borghetto San Carlo, che l’ex proprietario, il costruttore Mezzaroma, si era impegnato a rimettere in sesto in cambio della concessione edilizia a parco Talenti rilasciata dall’amministrazione comunale che aveva preso in carica l’area di Borghetto San Carlo per ragioni di natura archeologica e paesaggistica. Dopo un lungo braccio di ferro, finalmente i lavori sono terminati lo scorso anno e adesso si è  in attesa dei collaudi. Nei casali tornati bene pubblico, avrà sede l’università della terra, progetto che prevede l’allestimento di un mulino per la filiera dei cereali, laboratori di trasformazione per le altre filiere, un punto vendite, una sala convegni e formazione, un ostello per i turisti della via Francigena e un ristorante organizzato secondo il modello della mensa popolare, con cibi di alta qualità ma economicamente accessibile.

«Con questa iniziativa – continua Giacomo – cercheremo di rispondere al problema di ricambio generazionale nel settore agricolo. Molti giovani sono animati da un forte desiderio di avvicinarsi all’agricoltura, ma spesso mancano le competenze per avviare e gestire un’azienda agricola al di là del miraggio di coltivare la terra. Parallelamente, a Roma mancano le infrastrutture che renderebbero onore a una delle città agricole più grandi d’Europa, in cui si registra il paradosso di poter contare sul 48% di superficie a uso agricolo e di importare quasi l’80% delle derrate alimentari. E poi c’è l’assenza di spazi verdi fruibili e curati dove i cittadini possano entrare in contatto con la dimensione della produzione».

Quella di Borghetto San Carlo è più di un’azienda agricola, perché concepita come una sorta di museo dell’agricoltura dove si coltiva tutto in agroecologia e in aridocoltura e dove trova spazio anche un frutteto della biodiversità.

Oltre a coltivare le terre pubbliche di cui sono affidatari, i giovani agricoltori coraggiosi propongono progetti di piazze verdi in cui i cittadini possono usufruire di servizi in periferia, ponendo l’azienda agricola come luogo di incontro e aggregazione sociale. Una delle attività principali svolte dalla Co.r.ag.gio riguarda la formazione, sia con le fattorie didattiche dedicate ai bambini sia con i corsi di avviamento al lavoro agricolo e quelli per “hobbisti del verde”.

Ai giovani che vogliono darsi alla terra, Giacomo consiglia di fare, per un paio di anni, esperienza agricola in aziende già avviate, «così da misurarsi subito con un lavoro che è abbastanza respingente, perché faticoso, senza sosta e senza una busta paga fissa». E proprio sul fronte del riconoscimento economico, sociale e professionale si giocherà la prossima partita, perché «chi produce bene cibo, praticando l’agroecologia e rispettando l’ambiente, e lo porta sulle tavole dei consumatori garantendo il diritto all’alimentazione, dovrebbe essere considerato un funzionario dello Stato alla pari dei medici che lavorano per garantire il diritto alla salute e dei professori che lavorano per garantire il diritto all’istruzione».

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