Pubblichiamo gli articoli di studenti e studentesse nell’ambito delle prove al modulo sull’Economia sociale del Master Sociocom in Comunicazione dell’Università di Roma Tor Vergata: qui l’articolo di Antonia Teatino
Dentro il quartiere della Kasla, all’interno del centro storico di Palermo, c’è una storia di attivismo cittadino che nasce da una serie di riflessioni e necessità sulla carenza di spazi pubblici dedicati alla socializzazione e alla cultura. Questo luogo si chiama booq una bibliofficina di quartiere.
Booq è un luogo che ospita una biblioteca multilingue, una ciclofficina e una falegnameria didattica analogica e digitale.
In uno spazio multiculturale si possono sperimentare pratiche di socialità, di pedagogia, di condivisione di autocostruzione grazie al laboratorio aperto, una “falegnameria didattica”che stimola la possibilità di indipendenza, la partecipazione e l’apprendimento sociale.
Dentro la bibliofficina c’è ZERO (Zona Ecologica di Riuso Oggetti): un servizio che nasce in collaborazione con neu [nòi] e l’associazione Alab, che ha generato un circuito di condivisione, seguendo un modello di economia circolare.
I cittadini possono prendere in prestito strumenti, arnesi, attrezzi, seguire la formazione ed eventi che promuovono l’autocostruzione e la riparazione degli oggetti. ZERO rende possibile la condivisione come azione economica e azione collettiva di cambiamento.
Il fulcro per le bambine, i bambini e le famiglie è Ideas box, una mediateca multilingue e multiculturale ad accesso libero per attività ludiche, culturali ed educative per tutta la città. Il progetto, rivolto in particolare a giovani migranti e rifugiati, promuove la cultura e l’educazione in maniera dinamica e trasversale. Il team di booq svolge l’attività di insegnamento dell’italiano di orientamento e networking al fine di promuovere l’autonomia dei giovani e delle giovani ragazzi migranti favorendone il processo di integrazione.
Quello che caratterizza l’impegno di booq è l’idea di attivare una percezione differente, capace di trasformare lo spazio urbano. Un impegno che continua con nuovi percorsi in atto che tengono viva la relazione tra i bisogni del singolo e della comunità.
Il valore di questa realtà è l’opportunità di cambiamento e di coinvolgimento altamente inclusivo che si identifica in un esempio di “Design per il sociale” cioè sviluppa un’economia sostenibile per le comunità, mira a modificare i comportamenti e le strategie per un maggiore coinvolgimento sociale.
Al centro di questo cambiamento la cultura come diritto umano imprescindibile, i diritti come consapevolezza e responsabilità, l’accesso libero alle risorse di cui si prende cura la comunità, l’idea che la biblioteca sia fulcro di una rete di protezione sociale.
L’aspirazione comune a tutte le forme di Design Sociale sta nel pensare che il design sia capace di cambiare la vita, di cambiare il mondo, sia a livello globale sia a livello locale, (Victor Papanek Design for the Real World, pubblicato nel 1971).