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Cooperare contro la violenza

Numero:

# 7

Data:

Novembre 2023

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La cooperazione (sociale) necessaria contro la violenza

di Giuseppe Manzo

La violenza di genere, oltre i freddi numeri e gli slogan banali, va contrastata con le azioni. C’è il rischio, infatti, di sollevare attenzioni per 48 ore sul piano emotivo come per il barbaro assassinio di Giulia Tramontano e lasciarlo cadere nella dissolvenza della memoria. Nel Paese, oggi, c’è un movimento che sta provando a scardinare i meccanismi di potere tra uomo e donna, sia quello economico che fisico. Nei primi dieci mesi dell’anno le donne uccise sono 100 e oltre la metà per mano di mariti, partner o ex fidanzati. Il dato è costante nel corso degli ultimi tre anni, a cavallo della pandemia, e segnala anche una serie di incroci socio-sanitari importanti. Infatti sono 35 le donne over 70 uccise in un contesto di disperazione familiare tra l’esclusione dalle cure domiciliari e la salute mentale non solo dei mariti ma anche dei figli, spesso autori di delitto. Siamo di fronte a una complessità dietro queste cifre e serve analizzarla bene per poter identificare gli interventi. La cooperazione sociale mostra una ramificazione di azioni e di contributi fondamentale per le politiche di contrasto e di prevenzione. Gestisce i centri antiviolenza, le case rifugio fino ai progetti di inclusione lavorativa e interventi per gli stessi uomini maltrattanti. Il tema lavoro è un focus importante da cui partire per capovolgere il paradigma di una società dove resistono le tossine del patriarcato: dalle pari opportunità per l’accesso ai ruoli dirigenti alla differenza salariale non è solo una questione di quote rosa. Dentro questo scenario gioca un ruolo importante la narrazione con i media che riescono a imporre priorità all’agenda politica e c’è il ruolo importante che può avere la comunicazione sociale, a partire dal linguaggio, per definire un nuovo approccio culturale sul rapporto uomo-donna e non solo: bisogna combattere ogni forma di sessismo che includa anche le persone LGBTQIA+. Accanto a questi aspetti serve un rapporto costante con il territorio e la possibilità di poter avere costantemente non solo supporto o rifugio ma una presenza “politica” sulla violenza e sulla disuguaglianza di genere. Serve monitorare le leggi di “liberazione” sul divorzio e sull’aborto perchè sono scalfite come “goccia sul marmo” ogni giorno e mettono a rischio l’autonomia e la libertà individuali. Serve, insomma, una grande stagione di cambiamento culturale e la cooperazione sociale può essere una grande protagonista.