Il cielo si fa scuro, la Regione Toscana dirama un’allerta meteo, prima arancione, poi – “Oh, ragazzi, stavolta la cosa è seria” – elevata a rossa. A Empoli i pazienti della REMS (Residenza per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza, una struttura detentiva per persone con problemi psichiatrici che hanno commesso reati gravi) coinvolti dalla cooperativa SintesiMinerva nel progetto di agricoltura sociale “DimOrto Buono” mettono al sicuro attrezzi e macchinari e corrono a ripararsi da una pioggia che si fa sempre più battente. Mentre rientrano nella REMS fanno finta di niente, ma gli occhi di tutti sono puntati sull’Orme, che normalmente è poco più di un rigagnolo silenzioso, ma oggi si sente ruggire al di là dell’argine.
“DimOrto Buono” esiste da meno di tre anni, e oltre alla produzione di frutta e verdura è anche un punto di vendita diretta e, nella bella stagione, uno spazio di degustazione all’ombra di un uliveto: un modo per coniugare inclusione lavorativa e relazionale con la rigenerazione e la tutela di beni comuni e l’economia sociale.
Poi verso le diciotto e trenta l’argine cede. I ragazzi non lo vedono, nascosto com’è dal muro di cinta, ma sanno benissimo cosa sta succedendo: i campi sono invasi, devastati, 2000 piante di fave e cipolle sradicate e portate via, come se non ci fossero mai state. DiMorto Buono soffre, lunedì mattina si dovrà ripartire da zero, forse da meno di zero.
Alla batosta economica si aggiunge la delusione di persone fragili, che in questo progetto hanno investito una grossa parte delle loro energie fisiche, ma soprattutto emotive. Non ci voleva proprio, ma – come si suol dire – domani è un altro giorno, anche per la cooperazione sociale.
*cooperativa SintesiMinerva