Nell’ambito del Festival Màt di Modena sarà presentato il libro “Il potere alla parola” di Sara Manzoli per Sensibili alle foglie editore. Questo libro nasce dall’esperienza di un cantiere di socioanalisi narrativa svolto con persone che fanno riferimento al servizio di salute mentale di Modena e provincia; un territorio che viene portato come esempio positivo a livello nazionale rispetto al proprio approccio alla cura del disagio psichico.
Dalle narrazioni raccolte appare però evidente che non tutto scorra liscio come lo si racconta. La restituzione sociale del cantiere qui proposta si pone come obiettivo il mettere in luce quanto a livello di ascolto e scambio dialogico sia ancora necessario fare per poter arrivare a un reale processo di condivisione del percorso terapeutico.
Spostarsi dalla centralità del farmaco alla centralità della parola sembra un passaggio imprescindibile da qualsiasi altra pratica proposta. Gli ambiti presi in considerazione sono i ricoveri psichiatrici, i dispositivi di controllo che vengono applicati nei contesti residenziali, la terapia farmacologica, lo stigma. La parte centrale delle narrazioni si spinge tuttavia verso una precisa richiesta di dialogo tra utenti e operatori, e di pratiche alternative alla cura farmacologica, nella prospettiva di elaborare una formulazione politica che modifichi radicalmente, sovvertendole, le istituzioni psichiatriche nel loro complesso.
In una recensione Gianluigi Bettoli, responsabile Legacoopsociali Fvg e referente del Gruppo Salute mentale dell’associazione nazionale ha scritto: “giusto quindi l’intento del libro: mentre ci arrabattiamo quotidianamente per “mettere le pezze” politico-sindacali alla situazione – tutelando gli ultimi (utenti e lavoratori, che poi sono soprattutto lavoratrici), sanando, rivendicando, contrattando norme di compromesso, cercando di sopravvivere, navigando a vista in una situazione al limite del sopportabile – dobbiamo rilanciare, sul piano della riflessione, della lettura e valorizzazione delle buone pratiche; su quello della denuncia della regressione in atto; su quello della rendicontazione scientifica del nostro lavoro: per legittimarlo, a fronte di esperienze vecchie, burocratiche e controproducenti. O nuove, spesso peggiori di prima, come quell’oceano di psicofarmaci che è diventato uno dei postmoderni strumenti di alienazione di massa”.
L’autrice
Sara Manzoli, operatrice militante della salute mentale, lavora per Social Point, servizio che promuove l’inclusione sociale fra utenti del servizio di salute mentale e per la cooperativa sociale Aliante in un servizio di raccordo tra famiglie bisognose di assistenza domiciliare e le lavoratrici che prestano quell’assistenza. Per queste edizioni ha pubblicato, nel 2020, Mi devi credere! Cantiere di socioanalisi narrativa svolto con un gruppo di badanti.