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“Dalla fragilità alla vulnerabilità”: intervista a Andrea Volterrani

Autore: Francesca Filippetti*
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Nel numero del magazine “Le nostre parole” l’intervista al professore di Sociologia dei processi culturali all’Università di Roma Tor Vergata Andrea Volterrani

Il Glossario fragile è un’opera collettiva interessante e complessa, che esplora concetti legati alla fragilità umana, in connessione con la realtà contemporanea. Rappresenta uno strumento utile per ripensare il modo in cui comprendiamo e affrontiamo le fragilità individuali e collettive nella società, invitandoci a vedere la fragilità non come una debolezza, ma come una parte essenziale dell’essere umano. I pensatori coinvolti hanno utilizzato un loro approccio intellettuale verso la condizione umana e il linguaggio che la descrive. Il Glossario fragile è prezioso per chi desidera osservare il mondo con occhi nuovi, lasciandosi ispirare a un cambiamento reale nel modo in cui viviamo, instauriamo relazioni e affrontiamo le sfide di ogni giorno.

Cosa significa per lei prof. Volterrani la fragilità nel contesto contemporaneo?

“Il concetto di vulnerabilità credo sia più adeguato di fragilità. La vulnerabilità, a differenza della fragilità, comprende tutti, è un’esperienza universale. Chiunque in un momento o l’altro nella vita, ha sperimentato una forma di vulnerabilità in qualche ambito personale. Quindi, preferisco definire questo concetto con vulnerabilità; anche perché, quando una cosa è fragile, si rompe, invece, le persone vulnerabili non si rompono, molto spesso di adattano. Siamo tutti vulnerabili per qualcosa, e questo riguarda ogni individuo, va oltre le categorie, non riguarda solo gruppi più fragili o a rischio. Dobbiamo parlare più in generale di persone che durante l’arco della loro vita hanno avuto o possono avere vulnerabilità, in qualche sfera della personale, o talvolta in molte sfere.”

Quanto pensa che il linguaggio influisca sulla percezione della vulnerabilità nelle diverse aree della vita sociale?

“La scelta delle parole è fondamentale. Nominiamo ciò che vogliamo rendere reale; e se non lo facciamo, lo teniamo nascosto, lo teniamo nell’ombra, non perché non esista, ma perché non viene chiamato con il suo nome e quindi non viene riconosciuto pienamente. Il linguaggio ha un duplice ruolo: rendere visibili le cose e cambiarne i significati. Questo implica anche un potenziale di trasformazione sociale profondo. Se termini e concetti entrano nel linguaggio comune, possono influenzare profondamente la cultura collettiva.”

Qual è il ruolo dei media tradizionali e digitali nel plasmare la percezione della fragilità nella società? Il glossario mira a influenzare o contrastare alcune narrazioni prevalenti?

“Il Glossario fragile intende proporre una prospettiva più inclusiva e comprensiva; questo progetto potrebbe arrivare all’attenzione e l’interesse dei professionisti del settore mediatico. Le parole selezionate dai pensatori coinvolti non sono solo semplici definizioni, ma veri e propri ponti verso una comprensione più profonda e verso pratiche sociali più inclusive. Tentare di promuovere un cambiamento nel panorama culturale e dei media. È certamente un lavoro culturale lungo e complesso, ma se nessuno ci prova, non ci sarà mai l’opportunità di avviare una trasformazione.”

Quali azioni concrete crede che il glossario possa ispirare, sia a livello individuale che collettivo, per affrontare le fragilità nella società?

“Il processo di stesura del glossario è stata un’opportunità di costruire in termini positivi e innovativi un’esplorazione di nuovi modi di interpretare la realtà, cogliendo i cambiamenti del presente. La riflessione generale sul concetto di vulnerabilità, e in questo caso, anche dentro il progetto del Glossario, a che fare con un modo diverso di pensare e immaginare le potenzialità di avere una riflessione sulle parole e sui significati che si danno, che a volte possono essere molto utili per consentire una trasformazione del modo di pensare. L’obiettivo è fare in modo che i concetti del glossario non restino astratti, ma diventino pratiche di lavoro concrete, soprattutto per chi opera nel sociale. La sfida è trasformare queste riflessioni in azioni reali, rendendo le parole vive. Le parole e i concetti discussi nel Glossario potrebbero ispirare nuove pratiche e strumenti per affrontare la fragilità in modi inclusivi e sostenibili, stimolando la collaborazione tra vari attori sociali. È forse il momento di fare un passo avanti e sviluppare processi partecipativi ancora più inclusivi”.

*studentessa Master in comunicazione sociale Sociocom