Nel numero del magazine “Le nostre parole” l’intervista alla professoressa di Sociologia dei processi culturali e comunicativi del CoRiS, Sapienza Università di Roma Gaia Peruzzi
Gaia Peruzzi, Professoressa Associata in Sociologia dei processi culturali e comunicativi del CoRiS, Sapienza Università di Roma, è parte della squadra di accademici e docenti che hanno svolto la supervisione scientifica al Glossario Fragile portandolo in più occasioni all’interno del suo corso “Media, gender e diversity”.
Crede che esista una connotazione scientifica o accademica nel progetto Glossario Fragile, da lei promosso durante i corsi universitari?
Il Glossario Fragile è uno strumento di lavoro interessante per chi lavora nel settore sociale, o per chi lo studia. Secondo una mia percezione nasce dalla sintesi, in senso metaforico, di un doppio movimento: “dal basso”, dove le cooperative sociali colgono i cambiamenti sociali, le nuove forme del bisogno e le nuove fragilità e “dall’alto” dove gli esperti dell’università sviluppano un pensiero sulle nuove parole proposte e avviano un lavoro di sistematizzazione grazie a materiali e riflessioni offerti da Legacoopsociali. Questo lavoro è prezioso per l’università perché si basa sui concetti di frontiera. Offre agli studenti nuovi strumenti concettuali per formare competenze e sensibilità. È utile ai ricercatori perché hanno il polso di come cambiano i bisogni e le competenze per affrontarli. L’università diventa un luogo dove si incontrano figure diverse, come gli operatori di Legacoopsociali e giornalisti, testimoni del cambiamento del linguaggio, che insieme producono un avanzamento di conoscenza.
Il Glossario Fragile vuole dare una nuova accezione alle parole, secondo lei quale è il ruolo che la cooperativa sociale gioca all’interno delle nuove strategie di comunicazione?
Il ruolo di Legacoopsociali è lo stesso del Terzo Settore, che assieme alle cooperative è il massimo esperto di conoscenza di fronte a realtà, come i bisogni sociali del territorio. Le organizzazioni promuovono riflessioni nei confronti di bisogni e sensibilità che cambiano, mettendo le proprie competenze a servizio della società; ciò porta a riflettere su alcune tematiche, mettendo a fuoco nuove sensibilità per leggerle, nuove competenze per contrastarle e nuovi problemi sociali.
I media producono sia un flusso di informazioni sia un palcoscenico virtuale dove ognuno può costruire una versione idealizzata di sé stesso. Quale impatto la comunicazione mediatica può avere sull’interazione sociale?
Viviamo in una società profondamente mediatizzata, dove utilizziamo i media per svolgere le attività quotidiane. Le rappresentazioni e narrazioni che i media producono sulla sfera sociale diventano fondamentali e costituiscono il tessuto nel quale viviamo. Il potere dei media costruisce questo tessuto e fornisce le rappresentazioni per formare mentalità, opinioni, sensibilità e culture, creando un’interferenza, un rapporto di complementarità ed alternatività con l’interazione diretta.
In questa epoca in cui le parole sono essenziali, in che modo l’utilizzo di vocaboli adeguati contribuisce a modificare gli scenari comunicativi al fine di realizzare una società più inclusiva e non verticale?
Le parole sono importanti e hanno un peso. Con esse individuiamo, categorizziamo e valutiamo l’altro. Un lavoro costante e attento sull’utilizzo delle parole è fondamentale in un’epoca di cambiamento sociale. Soprattutto per le persone vulnerabili, le parole sono etichette che esprimono un punto di vista nei confronti di altri. Non è indifferente chiamare una persona “handicappato” o “persona con disabilità”, “donna” o “femmina”, “nero” o “di colore” perché quando utilizzo una parola piuttosto che un’altra metto in gioco la sensibilità, il modo di vedere le cose ed etichetto la persona che ho davanti. Sono termini che esprimono in maniera diversa modi di vedere, sensibilità e culture diverse e caricano la persona di un giudizio più o meno pesante, sensibile o corretto. Con le parole costruiamo società più giuste o meno inclusive.
Perché c’è ancora una forma di resistenza e reticenza quando si parla di fragilità?
Il termine fragilità è un termine in diffusione, entrato nel mainstream perché indica delle situazioni di delicatezza/debolezza trasversali a problematiche diverse e restituisce il carattere di incertezza, di vulnerabilità e fragilità di molte identità e situazioni sociali.
*studentessa Master in comunicazione sociale Sociocom