Pubblichiamo gli articoli di studenti e studentesse nell’ambito delle prove al modulo sull’Economia sociale del Master Sociocom in Comunicazione dell’Università di Roma Tor Vergata: qui l’articolo di Alisia Fioriti.
Ogni anno con l’inizio della primavera i CRAS si trovano a fronteggiare un cospicuo afflusso di animali selvatici. La stagione primaverile è periodo di risvegli e riproduzione per moltissime specie che popolano i nostri boschi. Per questo è un momento molto delicato per gli equilibri ambientali e per la fauna locale, reso ancora più difficile dagli interventi umani non sempre necessari, ma anzi spesso nocivi.
WildUmbria, l’associazione che dal 2015 si occupa di tutelare la biodiversità nel cuore verde d’Italia, rinnova di anno in anno una campagna di sensibilizzazione con l’obiettivo di far arrivare a quanti più cittadini le buone pratiche da tenere per non interferire con i sistemi naturali di autoregolamento, protezione e accudimento della fauna.
I volontari infatti non svolgono solo operazioni di recupero e cura degli individui feriti o in difficoltà, ma si impegnano anche in attività di formazione che possa prevenire i comunissimi errori di comportamento che spesso hanno conseguenze anche gravi.
La specie su cui WildUmbria punta i riflettori è quella del Capreolus capreolus, il capriolo che ogni abitante umbro ha incrociato sulla sua strada almeno una volta nella vita, tanto vasta la sua diffusione sul territorio. Il capriolo è un animale che si riproduce in primavera, lasciando i propri cuccioli nascosti tra l’erba alta, in totale sicurezza: il perfetto mimetismo e l’assenza di odore li rende difficili da scovare per i predatori. Ma non per gli esseri umani. Infatti sono sempre più numerosi gli esemplari portati nei CRAS con l’erronea credenza che un cucciolo trovato solo sia stato abbandonato, e quindi in difficoltà. Dati alla mano, il CRAS WildUmbria conta all’attivo almeno una ventina di piccoli mammiferi, di cui 10 caprioli inutilmente prelevati dal proprio habitat. Ciò significa che il centro deve prendersi carico dell’allevamento (spesso difficile e costoso) di un animale perfettamente sano, che avrà poi difficoltà a riadattarsi all’ambiente naturale nel momento del suo reinserimento.
Un altro pericolo frequente per questi cuccioli è la falciatura dei prati, pratica che rischia di ferirli, proprio come successo a uno dei caprioli soccorsi da WildUmbria, trovato con una ferita profonda sulla coscia prontamente ricucita all’ospedale veterinario di Perugia. Per questo l’associazione raccomanda di rimandare di qualche settimana la manutenzione dei prati, ove ciò sia possibile, e di prestare la massima attenzione durante lo svolgimento di questa attività.
Per agevolare la diffusione delle giuste informazioni, l’associazione umbra ha redatto un piccolo vademecum, poche e semplici regole da seguire per contribuire al benessere dei caprioli (e di specie, come pulli e leprotti, che sono spesso vittime degli stessi errori): non toccare un cucciolo e osservarlo da lontano per capire se sia davvero bisognoso di cure, tenere il proprio cane al guinzaglio e contattare per ogni dubbio o evenienza il CRAS WildUmbria, attivo 24/7 (+39 370 319 9068).
Insomma, quando si tratta di natura, il comportamento più corretto da adottare è sempre e solo uno: non interferire e affidarsi ai centri competenti.