Il Friuli Venezia Giulia, seconda regione più anziana d’Italia, sono circa 28.000 gli anziani non autosufficienti che vivono in casa. Molti di loro abitano da soli e il Servizio di assistenza domiciliare è l’unico momento della giornata, o addirittura della settimana, in cui ricevono una visita e scambiano due parole.
Costruire attorno a queste solitudini una rete solidale che permetta loro di continuare a vivere a casa propria in sicurezza e posticipi il ricovero in struttura è la sfida che i Servizi domiciliari affrontano tutti i giorni. Ed è l’impegno di “Mi (af)fido”, progetto per l’affidamento in famiglia di persone anziane sole o prive di una rete parentale adeguata. Il progetto è promosso da Codess FVG, Cooperativa Sociale capofila del raggruppamento di imprese che erogano nel territorio il Servizio di Assistenza Domiciliare e Consegna pasti nell’ambito del Friuli Centrale, in collaborazione con il Servizio Sociale dei Comuni del Friuli Centrale e con il supporto di Fondazione Friuli, nell’ambito del bando Welfare 2021.
Il progetto, innovativo e proposto in una prima fase in via sperimentale, coinvolge come affidatari cittadini e famiglie residenti nei comuni dell’Ambito territoriale del Friuli Centrale: Campoformido, Martignacco, Pagnacco, Pasian di Prato, Pavia di Udine, Pozzuolo del Friuli, Pradamano, Tavagnacco, Udine. Sono previste tre tipologie di affido: in convivenza (presso il domicilio dell’anziano o della famiglia affidataria), di supporto (aiuto e sollievo per la persona che, sebbene viva da sola, non è in grado di svolgere in autonomia tutti gli atti della vita quotidiana, con attività diretta da un minimo di tre a un massimo di cinque volte alla settimana) e leggero (aiuto domestico o per piccole commissioni, con attività diretta di una o due attività settimanali). Le attività potranno variare in base al bisogno: dalla compagnia a domicilio, al supporto nel momento dei pasti; dalla partecipazione ad attività di tipo ricreativo culturale all’accompagnamento per terapie, disbrigo pratiche, acquisti, commissioni.
Il progetto prevede un piccolo contributo economico per le famiglie affidatarie, a seconda dell’impegno. Sarà compito delle Assistenti Sociali dell’Ambito valutare i bisogni e le disponibilità, mentre un’équipe dedicata, costituita da un’assistente sociale, da una psicologa e da operatori del Servizio di assistenza domiciliare, sarà incaricata di valutare e monitorare i singoli progetti di affido e la sperimentazione nel suo complesso e di fornire accompagnamento, formazione e supporto informativo a chi aderisce al progetto.
“Mi (af)fido” integra una complessa rete di interventi già operativi ma non sempre sufficienti, come appunto il Servizio di assistenza domiciliare e di consegna pasti, i servizi di prossimità garantiti dalle associazioni aderenti a No alla solit’Udine, i Centri diurni o la teleassistenza, nell’ottica di sostenere la domiciliarità nell’ambito delle politiche pubbliche di welfare. La pandemia ha valorizzato la dimensione di sicurezza legata alla propria abitazione e alla propria comunità. Agli importanti investimenti del pubblico in questi servizi, è necessario affiancare un welfare comunitario, dove anche il singolo cittadino verso i più fragili, in un’ottica di sussidiarietà.