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Il futuro dal quotidiano: modelli di leadership tra le sfide della cooperazione sociale

Autore: Mariana Villani e Francesca Filippetti*
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Oggi si è conclusa la sesta Assemblea Congressuale Nazionale di Legacoop Sociali, caratterizzata da riflessioni orientate al futuro. La sessione è iniziata partendo da un’analisi approfondita dei dati, e si è conclusa con racconti di esperienze delle cooperative italiane. Mattia Granata, ha illustrato i numeri del settore cooperativo, analizzati dall’Area Studi di Legacoop, offrendo una fotografia della cooperazione sociale dal 2018 ad oggi.

Il suo intervento ha offerto uno sguardo sulle prospettive del welfare, evidenziato le opportunità di crescita, in un panorama dove la forma cooperativa continua a guadagnare fiducia tra i cittadini. Il cambiamento – spiega Elita Schillaci – “va compreso e interiorizzato, non è innato. Questo cambiamento, per essere autentico, ha bisogno del dialogo e dell’ascolto reciproco, in quanto lo scambio generazionale risulta un potente mezzo di sviluppo e di valorizzazione”. Per Federico Mento, serve intraprendenza: “ogni cooperatore diventi imprenditore interno, con una leadership distribuita”.

I due giorni di tavola rotonda sono stati dei laboratori di condivisione di idee ed esperienze. Gli incontri sono stati condotti dalla giornalista di Rainews24 Sabrina Carreras, ed al dibattito hanno partecipato Laura Bongiovanni di ISNET, Gabriele Mecheri della cooperativa Betadue, Ilaria Avoni di Piazza Grande e Nadia Quaranti de Il Margine.

In questa seconda giornata emerge ancora una volta il forte valore delle alleanze, intese come risorse e creazione di relazioni, cercando di lasciarsi alle spalle quell’individualismo che genera solamente una chiusura; invece, in questo momento c’è bisogno di un atteggiamento di apertura, soprattutto per ottenere un cambio generazionale, in cui le nuove generazioni possono dare un loro contribuito ed aggiungerlo a quello delle generazioni più avanzate.

Perciò, è importante interrogarsi sul futuro ed avere una visione delle prospettive da raggiungere, tenendo sempre a mente la dimensione collettiva. Ciò che si può fare è innanzitutto fermarsi, creare uno spazio e dare spessore alla dimensione del quotidiano. È quello che fa ISNET, cioè accompagnare i processi di organizzazione delle imprese, come ha dichiarato Laura Bongiovanni. Occorre iniziare un’auto osservazione, diventando ricercatori di noi stessi perché i cambiamenti sono il frutto del nostro agire ma non sempre sono così evidenti alla propria persona. Infatti, il 60% dei cambiamenti fotografati dall’ISNET non sono noti agli attuatori e quando lo scoprono ne sono meravigliati.

Quindi, c’è bisogno di una maggiore consapevolezza per rispondere ai cambiamenti, ed è necessario essere sia dei professionisti che dei visionari, perché la proiezione verso il futuro appartiene a tutti ed uniti si può emergere e puntare all’innovazione.

Tale sentimento di unione e coesione è riscontrabile nelle parole pronunciate da Gabriele Mecheri: “cooperare e collaborare è meglio che competere”, in quanto la cooperativa dove lavora punta sulle storie al fine di produrre il benessere della comunità. Infatti, la cooperativa Betadue è composta da tante piccole storie e fusioni dove al centro vengono collocate l’intelligenza e l’entusiasmo delle persone.

L’intervento di Ilaria Avoni ha delineato un percorso di trasformazione interna della cooperativa Piazza Grande: la cooperativa ha attraversato una fase che richiedeva un rinnovamento strutturale profondo, partendo proprio dall’analisi dei meccanismi organizzativi interni, mantenendo intatta l’essenza. L’obiettivo era definire un assetto più efficace per poter permettere a tutti di lavorare nel miglior modo possibile. Attualmente, con il supporto di un’altra cooperativa, stanno affrontando proprio questo processo di ridefinizione strutturale senza perdere l’identità originaria. Un’identità che nasce dal basso, che ha portato alla creazione di un movimento che basa le fondamenta sulla profonda convinzione dei valori della giustizia sociale. Il lavoro realizzato con il supporto di un’altra cooperativa rappresenta esattamente lo spirito cooperativo: condividere esperienze, supportarsi reciprocamente e crescere insieme, mettendo l’obiettivo comunque davanti agli interessi individuali. Anche Nadia Quaranti, ha raccontato la storia di trasformazione e cambiamento.

In origine, la cooperativa era esclusivamente femminile, ma ad un certo punto si è sentita la necessità di intraprendere un cambiamento. Questo passaggio ha suscitato timori, – “il dopo di noi ci ha fatto paura” ha confessato – ma si è rivelata una scelta fondamentale. Il cambiamento ha permesso di integrare punti di vista differenti, valorizzando le esperienze e le competenze di tutte e tutti, con una particolare attenzione alla compassione, considerata un valore necessario. Le narrazioni presentate mettono in luce come il valore delle cooperative sia radicato in una prospettiva profondamente quotidiana, ma al tempo stesso orientata verso il futuro.

*studentesse del Master in comunicazione sociale dell’Università di Roma Tor Vergata