Skip to content

Torino, la salute mentale è un bene comune: l’insegnamento di Enrico Pascal

Autore: Redazione
Condividi
Facebook
Twitter
LinkedIn
Email
WhatsApp
Telegram

All’interno del sito della cooperativa sociale Il Margine di Torino, è appena stata resa disponibile a tutti i navigatori della rete un’eccezionale collezione di testimonianze storiche che ruotano intorno alla vicenda umana e professionale di Enrico Pascal, psichiatra contestatore, personaggio chiave della rivoluzione psichiatrica in Piemonte, pioniere del superamento dei manicomi e della costruzione dei primi servizi alternativi sul territorio della provincia di Torino, fra gli anni Sessanta e Novanta del Novecento.

Si tratta di documenti originali, articoli inediti o pubblicati ma ormai introvabili e che anche all’epoca ebbero una diffusione limitata; registrazioni originali, audio e video; interviste e scritti recenti.

Tutti messi generosamente a disposizione dallo stesso Pascal, che ha collaborato in prima persona alla realizzazione del sito. Da oggi tutto questo materiale, generosamente messo a disposizione dallo stesso Pascal, sarà consultabile online, organizzato all’interno del sito della cooperativa Il Margine in una sezione dedicata, grazie al lavoro e alla collaborazione di una rete di studiosi, psicologi e collaboratori diretti di Pascal, che hanno affiancato e integrato il lavoro di ricostruzione documentale iniziato dal Margine.

Una storia affascinante. La vicenda umana e professionale di Enrico Pascal è una storia affascinante, che si è anche intrecciata con quella della nostra cooperativa.

È ben noto che l’assistenza psichiatrica in Italia è frutto di una rivoluzione.

Tutti (o quasi) conoscono Franco Basaglia, lo psichiatra che ne è stato il profeta e il principale realizzatore, anche attraverso una legge associata al suo nome: la 180 che nel 1978 chiuse i manicomi. Meno conosciute sono le storie di altri psichiatri, infermieri, operatori psichiatrici, ispirati da Basaglia, e protagonisti della stessa difficilissima impresa: restituire dignità, libertà e diritti ai malati di mente.

La battaglia di Enrico Pascal inizia nel 1968: insieme a un gruppo di infermieri illuminati e a un’assistente sociale crea la prima comunità terapeutica negli ospedali psichiatrici torinesi, a Collegno; tre anni dopo (lo stesso anno in cui Basaglia approda a Trieste) fonda il Centro di Salute Mentale di Settimo Torinese, uno dei primi d’Italia, con il medesimo gruppo di lavoro.

Nel 1976, in anticipo di due anni sulla legge 180, apre la prima comunità alloggio per donne uscite dal manicomio; negli anni successivi teorizza e mette in pratica la cura dei pazienti nei loro luoghi di vita, secondo un modello di “comunità terapeutica diffusa”.

Sono anni di grandi spinte all’innovazione sociale e di sensibilità per i diritti dei soggetti più deboli. L’esperienza di Pascal è esemplare e simbolica perché dimostra nei fatti che si può curare la sofferenza mentale in modo non istituzionale, restituendo ai pazienti dignità, diritti e responsabilità, e perché ricorda quanto siano decisivi, accanto a quelli personali, i fattori culturali, sociali e politici.

A cinquant’anni dalle prime uscite sul territorio di Enrico Pascal e dei suoi compagni di strada, la condizione generale dei pazienti è migliorata in modo evidente, ma il tema “salute mentale” continua a essere estremamente attuale, ove abbandono, istituzionalizzazione e disagio si riproducono in forme diverse.

Per questo, riascoltare oggi la voce di chi ha avuto il coraggio di pensare l’impensabile e di metterlo in pratica, di chi è passato attraverso una vera e propria rivoluzione dei servizi di cura psichiatrica, di chi lavora in prima persona per tutelare i diritti dei più fragili è indispensabile per costruire qualsiasi piano di intervento e prevenzione nell’ambito della salute mentale.

Una tavola rotonda allargata. Per presentare l’Archivio Pascal, martedì 15 febbraio a partire dalle 15,00, si terrà alla Biblioteca Archimede di Settimo Torinese una tavola rotonda allargata, per condividere esperienze, ricordi, riflessioni legate allo straordinario lavoro di Enrico Pascal.

Parlando di eredità lasciate ed eredità da cogliere: la cooperazione sociale. Il pensiero e le realizzazioni di Enrico Pascal, Germana Massucco e della loro équipe sono un patrimonio a disposizione delle nuove generazioni di pazienti e operatori della salute mentale.

Ma cosa significa saperne cogliere l’eredità in pieno ventunesimo secolo, in un’atmosfera sociale e politica così diversa?

Nelle prime fasi, la rivoluzione psichiatrica ha avuto come esclusivi protagonisti medici e infermieri del servizio pubblico: dipendenti dell’Opera Pia, quindi delle Province e, a partire dal 1978, delle Unità sanitarie locali. Dopo l’abbattimento per legge delle mura manicomiali si sono affacciati sulla scena nuovi soggetti, che hanno conquistato un ruolo crescente, diventando presto decisivi: le cooperative sociali.

Il contributo delle cooperative – tra cui la nostra, la cooperativa sociale Il Margine di Torino – inizia proprio all’interno dei locali dell’ex ospedale psichiatrico in cui restano i pazienti che non hanno ancora potuto proseguire il loro percorso in strutture esterne o rientrare nei territori di provenienza.

Anche per chi rimane, il contesto istituzionale sta mutando in modo irreversibile, nonostante mille ostacoli e resistenze: accanto a reparti ancora gestititi con metodologie tradizionali, nascono gradualmente all’interno dell’ospedale psichiatrico, le prime comunità in cui i pazienti riacquistano concretamente dignità di cittadini e ospiti volontari, anziché di internati.

La metodologia è quella della comunità terapeutica: per noi del Margine, il riferimento sono le esperienze introdotte per la prima volta a Collegno da Enrico Pascal e dai suoi colleghi del Reparto 12 nel 1968, con il sostegno assicurato dalla nuova categoria degli operatori di cooperativa, che si affiancano a medici e infermieri.

L’esperienza delle comunità terapeutiche interne. Le comunità dentro il manicomio avevano il compito – che si potrebbe dire “propedeutico” – di progettare una futura uscita dal manicomio verso residenze nel territorio per persone internate per molti anni. Nelle comunità, le persone strappate al regime ospedaliero/carcerario potevano riacquisire abilità perdute, si poteva attuare nei loro confronti una maggior attenzione terapeutica ed educativa.

Le comunità dentro il manicomio erano tante, si dividevano in chiuse (protette) oppure no, a seconda del fatto che le persone che ci abitavano potessero o meno entrare e uscire liberamente.

Le prime comunità esterne. L’eredità di Pascal possiamo a leggerla anche nella nascita delle prime comunità esterne sul territorio della provincia di Torino, sempre affidate a cooperative sociali. La cooperativa sociale Il Margine, nel 1985, apre una comunità a San Gillio, che sarà ampliata con due nuovi micro-nuclei abitativi nel 1990. Nel 1995 apre a Pianezza l’appartamento “Villa Otto Stelle” che ospita otto ex ricoverati: da quel momento in poi viene completata la seconda e definitiva fase del superamento degli ex ospedali psichiatrici.

Il Margine assumerà poi la gestione di un gruppo appartamento a Gassino e di una comunità a Verrua Savoia, continuando il suo impegno sul territorio nell’ambito della salute mentale.

Per consultare il programma della giornata: www.ilmargine.it/evento-enrico-pascal

L’evento potrà anche essere seguito in streaming, collegandosi a www.7web.tv

Per consultare l’Archivio online: http://www.ilmargine.it/archivio-enrico-pascal (la corretta visualizzazione è al momento ottimizzata per la sola visione desktop).