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Il futuro è adesso: il primo congresso “social” di Legacoopsociali

Autore: Giuseppe Manzo*
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Oltre 20mila persone raggiunte su Facebook, stessa cifra su twitter. Raddoppiati i followers su Instagram, canale nato appena 15 giorni prima. Sono questi, in sintesi, i numeri del primo congresso “social” di Legacoopsociali, quinta assemblea nazionale che è partita su un tandem colorato per “cooperandare” in ogni regione d’Italia fino al Dumbo Space di Bologna.

Dietro questi numeri, però, ci sono un lavoro rigoroso e un confronto costante su come innovare le pratiche cooperativa e il loro racconto. Il Gruppo nazionale Comunicazione, riunendosi anche in gruppi di lavoro, ha messo in campo tutte le competenze e professionalità per attraversare i mesi della pandemia con campagne social fino a quella “voglio essere cooperatore/trice sociale perché…” con centinaia di operatori, dirigenti e professionisti che hanno preso parola spiegando quanti e quali sono i motivi per essere cooperativa.

In questa cornice si è messo in moto un lavoro condiviso che ha portato alla elaborazione teorica del Manifesto della Comunicazione. Un documento elaborato in maniera collettiva, analizzato nel suo obiettivo fondamentale: cambiare approccio culturale verso un ambito decisivo dell’era digitale. “La comunicazione – è scritto nell’incipit -parafrasando una celebre frase sul giornalismo, è un’anarchia disciplinata. Creatività e fantasia, anarchiche, si uniscono alla professionalità e competenza, disciplinate. La cooperazione sociale ha un legame fortissimo con questo assunto: ha creato pezzi di welfare, economia e cittadinanza nel pieno rispetto di regole e competenze professionali”.

La transizione della cooperazione sociale si muove sui pedali di un tandem che nella splendida cornice del Dumbo, luogo che racconto il passaggio tra passato (industriale) e futuro (sviluppo sostenibile), ha fatto riabbracciare un pezzo di Paese in prima linea contro il Covid e la crisi in atto.

Dai servizi di cura al welfare, dalla rigenerazione all’inclusione lavorativa fino all’accoglienza e al riscatto dei beni confiscati alle mafie non esiste luogo dell’economia e della società dove la cooperazione non possa entrare proponendo il suo modello culturale. Ci sono storie di persone che si mettono in gioco e rischiano senza mai perdere l’interesse di una comunità e di chi vive in una condizione più fragile. Tutto questo va raccontato, comunicato. Siamo e saremo qui per farlo, sperimentando e aprendo le porte al pensiero e alla tecnologia.

*editoriale di apertura del numero Speciale Congresso del magazine periodico che si può scaricare sul sito