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N. 3 – “Interno Sud”: Mezzogiorno e Aree Interne

Numero:

# 03

Data:

Maggio 2022

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Perché la cooperazione sociale deve parlare di Sud e aree interne

di Giuseppe Manzo

Mezzogiorno e aree interne: perché la cooperazione sociale mette al centro il divario territoriale? La risposta è tanto banale quanto fondamentale di fronte agli indicatori economici e sociali e all’ennesima occasione storica di crescita sostenibile e sviluppo. Di fronte ci sono alcuni dati da cui partire. In primo luogo lo spopolamento.

L’emigrazione dal Meridione e dalle aree interne è la radice da cui partire per immaginare interventi di strategia a medio e lungo termine. Nella sola Campania, nel 2020, rispetto al censimento Istat 2019, si sono persi 87.883 residenti e Napoli con 26mila in meno torna ad avere gli stessi abitanti che aveva alla fine della Seconda Guerra Mondiale: 922mila. Sono giovani, laureati, competenze e professionalità che un intero territorio perde e pongono interrogativi su quale classe dirigente, istituzionale ed economica, sia possibile costruire. Se incrociamo questi dati con quelli della riduzione complessiva degli occupati negli ultimi 25 anni arriviamo a un combinato disposto micidiale contro cui bisogna attivarsi.

È il punto da cui partire per occuparsi di “questione meridionale” e di aree interne che, lo ricordiamo, vuol dire che si parla di oltre 4.000 comuni, con 13 milioni di abitanti lontani da servizi essenziali e offerta educativa. Che fare? Il Pnrr offre opportunità per le istituzioni decisionali che si imbattono nella debolezza degli enti di prossimità. Il caso del bando asili nido, disertati al 50% delle risorse perché molti comuni temono di non avere la forza di poter gestire le strutture in maniera ordinaria.

Che fare? Il primo nemico endemico nel Mezzogiorno è il familismo amorale identificato da Banfield nel 1958: “massimizzare unicamente i vantaggi materiali di breve termine della propria famiglia nucleare, supponendo che tutti gli altri si comportino allo stesso modo”. Scardinare questo concetto che riesce ad adattarsi nelle diverse fasi storiche e ad attualizzarsi anche in epoca contemporanea significa poter ripartire dalla comunità. La cooperazione sociale è un attore economico e sociale radicato sul territorio e in stretta relazione con la comunità: può dare un contributo determinante all’approccio sugli interventi e alla realizzazione dei reali piani di cambiamento.

La natura di impresa e identità valoriale della cooperazione sociale sta in quella strada indicata oltre un secolo fa dal filosofo Antonio Gramsci: “Il Mezzogiorno non ha bisogno di leggi speciali e di trattamenti speciali. Ha bisogno di una politica generale, estera ed interna, che sia ispirata al rispetto dei bisogni generali del paese, e non di particolari tendenze politiche o regionali”.

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