Skip to content

D(i)ritto alla salute mentale

Numero:

# 6

Data:

Ottobre 2023

Condividi:

Diritto (e dritto) alla salute mentale

di Giuseppe Manzo

All’indomani della pandemia da Covid 19 la fragilità mentale e psicologica è un dato che emerge da tutti gli indicatori. E proprio nel momento in cui la risposta verso queste fragilità dovrebbe essere quella della cura e dell’inclusione si assiste a linguaggio pubblico e dispositivi istituzionali orientati verso lo stigma e l’istituzionalizzazione. Ormai è narrativa mediatica quotidiana la messa in discussione della rivoluzione basagliana con politici che hanno sdoganato il “riaprite i manicomi”.

Secondo l’AXA Mind Health Report 2023 l’Italia è ultima in Europa per il benessere mentale. I disturbi sono cresciuti de 30%, soprattutto tra gli under 35 e anche tra gli adolescenti mentre le risorse pubbliche sono ferme al palo o al di sotto del 5% dei fondi che la sanità dovrebbe destinare ai servizi di salute mentale. Altro dato preoccupante è quello che ha fornito Telefono Amico Italia. Nel 2022 l’organizzazione ha ricevuto oltre 110mila richieste di sostegno: le segnalazioni di malessere emotivo sono più che raddoppiate nell’arco degli ultimi tre anni. In crescita i contatti da parte dei giovani. In questo scenario si incrociano anche i dati della popolazione carceraria dove fragilità e dipendenze legate alla salute mentale affollano i penitenziari senza trovare alternative reali che potrebbero anche dare un contributo importante contro il sovraffollamento delle carceri. Secondo la rilevazione di Antigone nel corso del 2022 emerge che in cella le diagnosi psichiatriche gravi ogni 100 detenuti erano 9,2 (quasi il 10%): “accanto ai numeri delle persone con una diagnosi medicalmente definita, vi sono il 20% (percentuale doppia ai detenuti con diagnosi) dei detenuti assumeva stabilizzanti dell’umore, antipsicotici o antidepressivi ed addirittura il 40,3% sedativi o ipnotici.

A fronte di questo le ore di servizio degli psichiatri erano in media 8,75 ogni 100 detenuti, quelle degli psicologi 18,5 ogni 100 detenuti”. In questo senso il ruolo della cooperazione sociale è quello di riprendere tra le proprie mani Marco Cavallo a distanza di 50 anni e farlo tornare nelle strade delle città e delle comunità: un’assunzione di responsabilità per mettere al centro dell’agenda mediatica e politica la salute mentale.

Leggi anche l’integrazione di Idee in circolo sugli Esp su questo link